Il profumo della lentezza.

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Qual è il profumo della lentezza? Forse quello del caffè, quello del mare, quello del vento tiepido di primavera, di un Earl Grey bollente, delle pagine di un libro o forse semplicemente il profumo della lentezza è quello di tutte le cose che ci soffermiamo ad assaporare. Momenti, dettagli, cose apparentemente senza importanza.

Per la lumachina protagonista della storia di Luis Sepùlveda – Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza – la lentezza ha il profumo dei fiori gialli e viola del calicanto e del dente di leone, delle gocce di rugiada sui fili d’erba, delle foglie sui rami di faggio mosse dal vento. Per Memoria, la tartaruga sua compagna di viaggio, la lentezza ha il profumo delle foglie di lattuga e della polpa delle fragole.

La lumachina decide di intraprendere un viaggio per scoprire chi è e perché è cosi lenta, nonostante le sue compagne, abituate a condurre una vita lenta e silenziosa, senza porsi alcuna domanda, disapprovino. “Tutto ciò che hai visto, provato, amaro e dolce, pioggia e sole, freddo e notte, è dentro di te e pesa, ed essendo così piccola quel peso ti rende lenta” le dirà il gufo. “E a che mi serve essere così lenta?” “A questo non ho una risposta. Dovrai trovarla da sola”

E’ così che la lumachina comprenderà l’importanza della memoria, del coraggio e della ribellione. Perché decidere di camminare lentamente, di vivere il presente accorgendosi dei dettagli, scegliendo per cosa fermarsi, è ribellione, “una nuova forma di resistenza, in un mondo dove tutto è troppo veloce. E dove il potere più grande è quello di decidere che cosa fare del proprio tempo” dice Sepùlveda. “Io difendo il ritmo umano: il tempo preciso, né più né meno, che serve per fare le cose per bene. Per pensare, per riflettere, per non dimenticare chi siamo”.

La fine di questo viaggio? La libertà.

Arianna

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29 pensieri su “Il profumo della lentezza.

  1. Nulla di più attuale questa riflessione tua e di Sepùlveda. E’ uno dei veri mali e dolori del nostro tempo la “non concessione” della lentezza. E ci vuole davvero una rivoluzione per riappropriarcene. Ci obbligano e soprattutto ci obblighiamo a correre, o meglio, a rincorrere: chissà cosa poi.

    Grazie Arianna e buona giornata

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  2. La lentezza mi ricorda mia mamma e il suo modo di affrontare la vita riuscendo a fare mille cose in un giorno, pur mantenendo il suo ritmo. Io, invece, corro e rincorro lasciando sempre qualcosa in giro. Forse la lentezza è la consapevolezza di sé, un’espressione di maturità.

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  4. È proprio vero che la lentezza è diventata una forma di ribellione. Siamo sempre spinti a fare tante cose e a farle velocemente, perché ce ne sono infinite altre che aspettano di avere attenzione da noi. Decidere di soffermarsi, non badando all’accumulo di “doveri”, diventa una scelta coraggiosa. Ok, basta! Ho bisogno di rallentare anch’io… 🙂

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  5. ognuno col suo tempo, ognuno ha il suo tempo. me ne rendo conto molto più adesso rispetto a prima. rincorrere affannosamente qualsiasi meta quando invece fermarsi e godersi il percorso sarebbe la scelta più arguta. senza cullarsi, certamente. ma godendo di ogni momento, di ogni situazione. senza quella maledetta fretta che rovina tutto. che poco fa apprezzare davvero il senso delle cose, degli eventi, delle persone. lentezza può derivare da consapevolezza e respiro, tolti di mezzo l’ansia e il triste obiettivo di “arrivare per primi ad ogni costo” o di “arrivare per far conento qualcuno”.

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