Libri in metropolitana a Londra!

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Il movimento Books on the underground, creato nel 2012 da Hollie Fraser, nasconde libri nella metropolitana di Londra – circa 150 ogni settimana! – affinché fortunati e ignari viaggiatori li trovino, li leggano e li lascino di nuovo in circolazione all’interno delle stazioni, sulle panchine, nei vagoni della tube londinese.

(photos: http://www.bbc.com/)

Anche Emma Watson è stata una “fatina dei libri”, nascondendo circa un centinaio di copie del libro di Maya Angelou “Mom & Me & Mom”, di cui una accompagnata da una nota autografa.

Voi quale libro vorreste veder viaggiare sui treni della metro, su quali parole vorreste si posassero gli occhi di sconosciuti passanti? 🙂

Arianna

Wimbledon e fragole.

L’erba verde. Le fragole con la panna. I cappelli di paglia. I tennisti vestiti di bianco. La Pimm’s Cup. La pioggia. Il silenzio magico del Centre Court. L’ananas sul trofeo. E naturalmente la fila!

Dal 27 giugno al 10 luglio sui campi dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club di Church Road si gioca il torneo di Wimbledon, prestigioso e affascinante appuntamento del tennis internazionale, un universo fatto di sport, tradizioni e “british style” che si rinnova da 139 anni, dove quasi niente è lasciato al caso… pioggia a parte!

Succede così che l’erba – Perennial Ryegrass tagliata all’altezza di 8 mm e curata con meticolosa e religiosa dedizione d oltre 40 anni da Robert Twynam , il capo giardiniere – è così meravigliosa e perfetta da sembrare un fresco tappeto verde. “Io, Robert Twynam, responsabile dei campi di Wimbledon, immagino e considero ogni filo d’erba come fosse un individuo, con le sue esigenze, un suo destino, e soprattutto il diritto inalienabile di crescere su quel prato benedetto.“( John McPhee, Tennis, Adelphi, Milano 2013)

AELTC/Thomas Lovelock . 21 June 2016

 

(photo: www.wimbledon.com)

Che il falco Rufus, si preoccupa da oltre 15 anni di tener lontani piccioni e altri volatili dai campi, volteggiando nel cielo sopra l’All England Club, dalle 9 del mattino, ed è così popolare da avere un suo account su Twitter e Facebook, @RufusTheHawk .

Che le fragole, varietà Ensanta,  arrivano la mattina dalle fattorie del Kent, e si uniscono alla doppia panna – assolutamente non montata e non zuccherata! – per diventare il dessert inventato nel 1500 da uno chef alla corte di Enrico VIII.

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Che cappelli, bandana, magliette, pantaloncini, gonne, scarpe, perfino l’intimo, indossati sia in gara che  in allenamento dai tennisti devono essere “almost entirely white” e naturalmente “white does not include off white or cream.

Che anche gli spettatori hanno un loro dress code sobrio e curato.

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Che il Pimm’s è rigorosamente preparato come da tradizione con Pimm’s no.1, limonata inglese, fette di cetriolo, fragole, arancia e qualche foglia di menta.

Che a  giugno, in Inghilterra, il tempo è imprevedibile e la pioggia è una tradizione anche lei! Il Centre Court è l’unico campo coperto da un tetto scorrevole, ma negli altri campi le partite possono essere interrotte o continuare sotto la pioggia. Pochissime sono state le edizioni del torneo senza interruzioni per pioggia.

(Photo: www.wimbledon.com)

 

Che la queue – onnipresente in Inghilterra – qui a Wimbledon diventa tradizione, un sacrificio fatto in nome di un sogno. Zaini, tende, coperte, ore di attesa, tante lingue diverse e un solo obiettivo, accaparrarsi un Ground Pass e vivere tutto questo.

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(Photo (c) The Gracious Posse)

Che il grande tabellone, gli steward con la divisa del circolo, le fotografie storiche e le statue dei campioni del passato, le panchine in legno, i fiori, l’edera, il profumo di rose e di erba appena tagliata, la pioggia e i tramonti ramati fanno di Wimbledon un posto unico, pieno di storia e magia al tempo stesso.

Il silenzio, è quello che ti colpisce quando giochi sul centrale di Wimbledon. Fai rimbalzare la palla lentamente sul morbido tappeto erboso, la lanci in aria per servire, la colpisci e senti l’eco del colpo. E di ogni colpo successivo: clac, clac, clac, clac. L’erba tagliata con cura, la ricca storia dell’antico stadio, i giocatori vestiti di bianco, gli spettatori rispettosi, la venerabile tradizione, nessun cartellone pubblicitario in vista: tutti questi elementi ti proteggono dal mondo esterno. ( Rafael Nadal e John Carlin  – Rafa. La mia storia.)

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Che la presenza dell’ananas sul trofeo maschile ha origini misteriose, secondo alcuni sembra si rifaccia all’antica abitudine dei capitani delle navi inglesi che, di ritorno dalle Americhe, appendevano alla porta di casa un ananas per avvertire tutti che erano tornati sani e salvi dal lungo viaggio, in segno di ospitalità e benessere.

A Wimbledon sono molto legata, e non solo al torneo ma  al posto in sé. Ci ho vissuto per un po’ in passato, ho frequentato dei corsi lì, ho passeggiato per il Village e, ebbene sì, anche la sottoscritta ha fatto la Wimbledon Queue!

Arianna

 

 

 

 

London Tweed Run

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London Tweed Run

Domani a Londra si correrà l’ottava edizione della London Tweed Run, una corsa ciclistica molto particolare, dove non conta la velocità ma lo stile e l’eleganza. I partecipanti, infatti, devono rispettare una rigida etichetta, ben riassunta nel monito che la introduce : “Distrust any enterprise that requires new clothes.” (Henry David Thoreau).  “Diffida di ogni impresa che richieda abiti nuovi”, infatti la corsa è  un inno al vintage, quello più classico, iconico ed elegante rappresentato dal tweed, appunto, sia per quanto riguarda le biciclette sia, naturalmente, gli abiti. Completi in tweed, pantaloni al ginocchio, papillon, cravatte, berretti o bowler per i gentlemen, gonne da bicicletta per le donne, giacche e alpaca –  gli organizzatori della Tweed Run precisano che: “The term “overdressed” does not exist in our vocabulary.”

Il programma prevede, naturalmente, anche il tè e un picnic, il tutto organizzato – manco a dirlo! – in graziosi cestini.

Solo a Londra, aggiungo io. Sospiro. Buon fine settimana a voi!

Arianna

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Photos: http://www.tweedrun.com/

A postcard from Little Venice.

Questo post è nato quando Silvia, di The Food Traveler, mi ha chiesto di collaborare scrivendo qualcosa per la rubrica Travel Mates del suo bel sito di storie di viaggi e cibo. Non sono una guida turistica né un’esperta di viaggi e questo è il mio piccolo contributo in parole, ricordi e sensazioni.                                                                                         Venite con me a Little Venice? 🙂

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(“Regent’s Canal” – Illustrazione di Bek Cruddace)

Immaginate una domenica mattina di primavera, a Londra. Avete trascorso i vostri giorni di vacanza rincorrendo tutte le attrazioni turistiche, Tube Map alla mano, salendo e scendendo scale, facendo code interminabili, camminando camminando per le strade affollate.

E’ domenica, c’è il sole, l’aria è tiepida e profuma di primavera, di erba tagliata, di lentezza. Andremo in un posto meno conosciuto e meno turistico, una piccola meraviglia dove scopriremo una Londra più silenziosa, elegante come sempre e molto affascinante, affacciata sul Regent’s Canal: Little Venice.

A Little Venice si può arrivare a piedi partendo dalla Stazione di Paddington, fra i grattacieli del Paddington Basin (alternativa consigliata dalla sottoscritta!) o con la metro, scendendo alla fermata di Warwick Avenue, sulla Bakerloo Line.

Punto di incontro fra il Regent’s Canal e il Grand Union Canal, tra Paddington e Maida Vale, Little Venice è un piccolo triangolo d’acqua circondato da eleganti case del diciottesimo secolo con le facciate di stucco color crema, molte delle quali progettate dall’architetto John Nash; al centro l’isola di Browning, in onore del poeta Robert Browning che visse al numero 19 di Warwick Crescent dal 1862 al 1887.

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(Credit: Cristopher Chan)

Lungo il canale, attraversato da cigni e anatre, si affacciano ristoranti, caffè, pubs e le house boats, case galleggianti prevalentemente private, con tavolini, vasi di fiori, tendine di pizzo e biciclette.

Qui c’è il famoso teatro di marionette Puppet Theatre Barge, tappa consigliata se si viaggia con i bambini, e la banchina del London Waterbus, per attraversare in barca il Regent’s Canal da Little Venice fino allo Zoo, in  Regent’s Park  o a Camden Lock Market.

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(credit: The London Waterbus Company)

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(Photo credit: Reflected Serendipity)

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(Photo credit: Loz Pycock)

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(photo credit: R-P-M)

Prima di riprendere la passeggiata a piedi (per i più volenterosi!) o in waterbus lungo il canale verso Regent’s Park – fra rose, ponticelli, barchette sul lago e spettacoli teatrali all’aperto – Primrose Hill – una collina verde dalla quale si gode di una meravigliosa vista su Londra – o Camden, è qui che vi consiglio di fermarvi a colazione, per il brunch o per il tradizionale afternoon tea, magari in posto un po’ speciale come The Quince Tree, nelle Clifton Nurseries. Immaginate di farlo immersi in una vera e propria oasi di piante e fiori, le Clifton Nurseries appunto, il garden center più antico di Londra, in un’atmosfera molto british profumata di rose inglesi,  gustando la vostra colazione, brunch o tè, all’interno di una vecchia serra a vetrate. Ma non dimenticate di prenotare!

(The Quince Tree, Clifton Nurseries, 5a, Clifton Villas)

Se il viaggio a Londra è ancora lontano, possiamo portare a casa un po’ dei profumi del Quince Tree Cafe provando la ricetta dei loro fantastici macarons, una ricetta preziosa che gentilmente hanno regalato a me e a tutti i lettori.

Enjoy!

Arianna

 

“Macarons con ganache al cioccolato fondente e lime con coulis di lamponi” 

Ricetta di The Quince Tree -London

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Per i macarons (circa 35)

170g. di zucchero a velo

160 g. di farina di mandorle o mandorle tritate

120 ml. di albumi (di circa 4 uova medie)

160. grammi di zucchero semolato

colorante rosso in polvere

Per la ganache:

120 g. di panna fresca liquida

110g. di cioccolato fondente, spezzettato finemente

25g. di burro non salato

50ml. di succo di lime (circa tre limes)

Per la coulis di lamponi

300g. di lamponi freschi

50g. di zucchero

succo di un limone

16g. di pectina

 

Mettere in una ciotola le mandorle tritate, lo zucchero a velo e la metà (110ml.) degli albumi, mescolare e lasciare da parte.Iniziare a montare i restanti albumi a velocità lenta e nel frattempo mettere lo zucchero semolato in una pentola con 50ml. di acqua a scaldare, far sciogliere lo zucchero e far scaldare fino a 118° circa (usando un termometro da cucina). Quando lo sciroppo di acqua e zucchero avrà raggiunto la temperatura, versarlo lentamente negli albumi che stanno montando, aumentando la velocità delle fruste. Continuare a montare albumi e sciroppo fino ad ottenere un composto lucido. Aggiungere il colorante rosso in polvere.

Versare un terzo di questo composto nella ciotola dell’impasto di farina di mandorle, mescolando delicatamente con una spatola. Ripetere con un altro terzo di composto, fino a terminarlo e continuare a mescolare fino ad ottenere un impasto lucido e morbido.

Trasferire il composto ottenuto in una sac à poche e formare su una teglia rivestita di carta da forno (o sul tappetino di silicone per macarons) dei dischetti di circa 4,5cm. Lasciar riposare a temperatura ambiente per circa 30 minuti in modo che sulla superficie dei macarons si formi una sottile pellicola. Nel frattempo pre-riscaldare il forno a 130°. Infornare i macarons per circa 14 minuti finchè non si staccheranno dalla carta. Sfornarli e lasciarli raffreddare prima di decorarli.

Per la ganache al lime, scaldare a bagnomaria il cioccolato e la panna, aggiungere il succo di lime e il burro, quando sarà tutto amalgamato, spegnere il fuoco, coprire con una pellicola e lasciar raffreddare in frigo.

Per la coulis di lamponi, passare i lamponi al setaccio e raccoglierne il succo in un pentolino. Aggiungere il succo di limone, lo zucchero e mettere il pentolino sul fuoco. Quando arriverà ad ebollizione aggiungere la pectina e mescolare per 2/3 minuti, quindi spegnere il fuoco e lasciar raffreddare.

Trasferire la ganache nella sac à poche, decorare i macarons con uno strato di ganache e sopra uno di coulis di lamponi, richiudendo con un altro disco.

I macarons così ottenuti si conserveranno in un contenitore a chiusura ermetica per circa 4 giorni mentre i dischi di macarons, non farciti, posso essere conservati nel freezer per un mese.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’amore riempie il vuoto.

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(photo: Curtis Cronn)

“Mind the gap.”

Per chiunque sia stato a Londra e abbia preso la metropolitana, queste tre parole ripetute all’approssimarsi dei treni alla stazione per invitare i passeggeri a fare attenzione al vuoto fra la porta in apertura e la banchina (“the gap”, appunto) rappresentano un iconico ricordo. Come i bus double-decker , i taxi, le cabine telefoniche rosse.

Per le persone come me, innamorate di Londra, queste tre parole rievocano immagini, odori, rumori e colori  avvolti in quella nostalgia che ti stringe lo stomaco. I viali alberati, i palazzi bianchi su Holland Park Avenue e la stazione di Shepherd’s Bush. Le corse per arrivare a scuola. L’odore della carta stampata dei quotidiani mischiato a quello dei dopobarba, alle 9 di mattina. Gli abiti scuri e le cravatte degli uomini della City. Le volte in cui mi sono addormentata cullata dal movimento dei vagoni. Il profumo di mela verde. Il sapore del succo Ribena. L’odore metallico della metro. L’odore di curry. I colori delle mattonelle sui muri. La fermata di Charing Cross. La felicità di sentirsi esattamente dove si desidera essere.

Per una persona in particolare, la Signora Margaret McCollum, dietro queste parole c’è una storia d’amore. La sua storia d’amore.

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(photo: bbc.co.uk)

E’ di suo marito, Oswald Laurence, celebre attore inglese, la voce dell’annuncio registrato nel lontano 1969 e utilizzato per 40 anni sulla Northern Line. Voce autoritaria e nello stesso tempo tanto cortese ed educata, da rendere superfluo perfino il “please” finale, fondamentale per la lingua inglese. Laurence morì nel 2007, così sua moglie Margaret continuò ad andare ogni giorno nella stessa stazione, quella di Embankment, per sedersi su una panchina ad ascoltare quella voce, unico sollievo al suo grande dolore, l’unico modo per sentirsi ancora insieme.

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(photo: dailymail.co.uk)

Quando nel novembre 2012 l’annuncio fu sostituito da un nuovo sistema digitale, Margaret scrisse alla Transport of London, per chiedere una copia registrata di quell’annuncio. Il direttore, Nigel Holness, rimase così colpito da quella lettera e dalla sua storia, che decise di ripristinare il vecchio annuncio alla stazione di Embankment, riempiendo in parte un vuoto incolmabile e lasciando trionfare l’amore su tutto.

Una storia vera e dolce, di vuoti, di presenze, di treni, di addii, di un annuncio e un amore destinati a durare per sempre. Una storia diventata un corto di Luke Flanagan.

Arianna

 

 

St.Katharine Docks

Nel tempo mi è capitato di incontrare persone a cui Londra è indifferente o magari non piace proprio; poi ci sono persone che la amano. Che la amano alla follia, esattamente come me. Ecco, questo ho notato, se ami Londra la ami profondamente.

Il mio amore per Londra risale a tanti anni fa quando, appena diciottenne e con un dolore troppo grande nel cuore, l’ho vista per la prima volta. In effetti sono sempre stata un po’innamorata dell’idea di Londra, già da piccolissima, quando Sister Catherine ci insegnava le prime parole inglesi su quei libri pieni di disegni colorati che ci raccontavano di posti “lontani”.

St.Katharine Docks è uno di quei posti dove mi fermo ogni volta che vado a Londra. Sempre, una tappa fissa. Anche il mio piccino c’è stato, ben due volte. La prima, quando lui era un esserino minuscolo che nuotava nella mia pancia, mi sono seduta su una panchina qui, al sole di aprile, a mangiare Doritos contro la nausea e bere acqua aromatizzata al lime! (Benedetti gli inglesi che vendono queste acque, le uniche che riuscivo a bere con la nausea. Qui a Roma non sono riuscita a trovarle!). La seconda, quando pochi mesi fa, a giugno, si è addormentato proprio qui, nel suo passeggino.

In questo piccolo porto, fra la Torre di Londra e il Tower Bridge, nell’800 confluivano merci pregiate come tè, spezie, profumi, avorio, zucchero, rum, brandy e marmo, dall’Europa, dalla Indie, dall’Africa e dall’Oriente.

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Oggi è un piccola “oasi” incantata nel centro della città, fra i grattacieli e le orde di turisti in fila per la Torre, che ti accoglie con la sua bellezza elegante e silenziosa. Esci dalla metro, passeggi lungo il Tamigi, oltrepassi la Torre e sulla sinistra, fra i palazzi e gli uffici, quasi senza accorgertene, scopri l’entrata di St.Katharine Docks. La attraversi e ti trovi in un posto dove il tempo sembra fermarsi, soprattutto di mattina, silenzioso ed accogliente, dove fare una pausa dai ritmi londinesi a sorseggiare un caffè in tranquillità cullati dall’impercettibile dondolio delle barche ormeggiate.

Qui da cinque anni, ogni venerdi, dalle 11 alle 15 ha luogo “The good food market”, un mercatino dove è possibile assaggiare prodotti locali ed internazionali.

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Questo è uno dei miei posti del cuore, per il modo in cui mi sento quando sono qui, perché racchiude in sé tutta la bellezza senza tempo di Londra, mix di oggi e di ieri, di antico e di moderno, di tradizione e futuro.

 

Arianna